"C’era
una volta una piccola principessa. Viveva in un castello con grandi e
spesse mura, e non poteva mai uscire. Dalla sua piccola finestra sulla torre,
sentiva gli altri bambini giocare, ridere e gridare, ma lei non poteva uscire.
Chiese molte volte di poter visitare il mondo, ma la risposta era sempre no. Se
voleva poteva avere tutti i gioielli del mondo, bambole di porcellana e vestiti, ma non poteva uscire. Passarono 10,
20, 300 anni, e tutto era sempre uguale. La piccola principessa smise di
preoccuparsi, e i giorni iniziarono a sembrare infiniti. Non ascoltava più i
bambini giù in strada. Non le interessava più la neve o la pioggia. Non sentiva
più il rumore del vento. Non vedeva più lo splendore delle stelle.
Fu cosi che un giorno sua madre indisse un
concorso a cui solo le figlie di nobili
potevano partecipare, allo scopo di trovare un’amica per la piccola
principessa.
La prima ragazzina aveva un vestito blu, e
si chiamava Angelica. – Lo sai che ho 30 cavalli diversi, e d’estate, quando
l’aria è calda e una leggera brezza muove i campi, mia madre mi porta a
cavalcare in mezzo alle orchidee, e io mi siedo sull’erba, sogno, canto e mi
intaglio coroncine di margherite? Se diventi mia amica, posso portare anche te.
– disse la ragazzina col vestito blu.
Ma la piccola principessa non aveva mai visto l’estate. Dentro al suo
castello esisteva solo l’inverno. – Non posso venire. – disse lei. – Mi piacerebbe
tanto sognare e cantare e sentire l’afa dell’estate, ma non ne sono più capace.
Se tenessi in mano dei fiori, appassirebbero subito. Se cavalcassi nel vento,
finirebbe per sopraffarmi. Mi dispiace, ma non posso essere tua amica. –
La seconda bambina si chiamava Tamika ed
aveva la pelle scura e una collana di perle. – Mio padre viaggia molto. A volte
mi porta con sé, nei paesi più lontani. Ho visto l’Africa, l’America, sono
stata nel deserto e nell’oceano, a giocare con i delfini, a bere the con i beduini
sotto un sole bruciante. E ogni volta mio padre mi fa un regalo, perché lui mi
vuole bene. Ma la piccola principessa chiuse gli occhi. – Non posso farlo. –
sussurrò. – Vorrei tanto nuotare, giocare con le onde, correre sulla sabbia e
sentire il sole sulla schiena, ma non ne sono più capace. Se nuotassi con i
delfini, loro scapperebbero. Se volessi camminare nel deserto, il sole si
spegnerebbe. E se tuo padre volesse voler bene anche a me, non potrebbe, perché
io non sono più capace di amare. Mi dispiace, ma non posso diventare tua
amica.-
La terza bambina aveva capelli neri come la
pece, un lungo vestito rosa e gli occhi a mandorla. – Vengo da un paese molto
lontano da qui. I miei genitori sono cantastorie. Prima di andare a letto, mi
raccontano favole provenienti da ogni paese, e io rido, piango e mi arrabbio
insieme a loro. So la storia del drago che rapisce la fanciulla, della bambina
con un cappuccetto rosso, della ragazza povera e del suo principe. Sono
un’esperta su Giganti, Orchi, Streghe e Lupi. Se diventi mia amica, posso
chiedere ai miei genitori di raccontarle anche a te. –
La piccola principessa nascose il viso tra le mani. –Mi dispiace molto.
– disse piano. – Ma proprio non posso. Anche se volessi non riuscirei ad
ascoltare le favole. Potrei provare a ridere, a piangere e ad arrabbiarmi, ma
sarebbe tutto finto, perché non ne sono più capace. Se le storie avessero un
lieto fine, non riuscirei ad apprezzarlo. Se provassi ad immaginarmi un bel
principe, lui mi abbandonerebbe. Se dovessi scegliere, finirei col tenere per
Lupi, Streghe ed Orchi, perché solo loro riuscirei a capire. Sono molto
dispiaciuta, ma non posso essere tua amica. –
Non vi erano altre bambine come candidate.
Il concorso fu chiuso, e nessuno vinse.
La piccola principessa non sentiva più
niente. Le mani non erano più sensibili, gli occhi vedevano il vuoto. I colori
erano tutti uguali, e così gli odori e i suoni. Nel castello soffiava sempre e
solo un vento gelido, cadeva sempre e solo neve, l’aria era sempre e solo
fredda. Non vi era calore, di alcun tipo. A poco a poco, il castello si svuotò.
Sua madre se ne andò, così come la servitù e il maggiordomo. Rimase solo lei,
sempre uguale, sempre piccola, a vivere di nulla.
Passarono 1000, 2000 anni, e qualcuno bussò
alla porta. La piccola principessa aprì, e vide un uomo coperto di stracci. Lui
chiese qualche soldo, ma lei non riuscì a dargli niente, anche se le camere
erano piene di gioielli e oro non speso, perché nessuno aveva mai dato a lei
qualcosa. L’uomo chiese di entrare, ma lei glielo proibì, perché nessuno le
aveva mai permesso di aprire il suo cuore ad altri. Il viso dell’uomo era molto
famigliare. Guardandolo meglio, capì il perché. Era il suo riflesso, speculare
come davanti ad uno specchio. Ma il viso dell’uomo era vivo, e gli occhi
avevano una scintilla che la piccola principessa non aveva mai avuto. Lui le
sorrise. – sono tornato da te, tesoro. Mi ero perso e non sapevo più dove
andare, ma alla fine sono tornato da te. So che non ti ricordi di me, ma io
sono tuo padre.- La piccola principessa voltò la testa. Allora iniziò a
succedere qualcosa di veramente strano, iniziò a provare un’emozione che solo
moltissimo tempo prima aveva sentito. E piano piano, in silenzio, la piccola
principessa incominciò a piangere.
Da quel momento in poi il mondo riacquistò
colore. Il vento gelido era cessato, e al suo posto vi era una piacevole
brezza. Il nulla si riempì, al suo posto subentrò la gioia, la vita, a volte la
tristezza. Le estati incominciarono a fiorire, cosi come le primavere e gli
autunni.
Alla piccola principessa non importava più
uscire dal castello, perché dentro vi era ciò che aveva sempre desiderato."
Io non ti ho pregato di metterla sul blog. Tu mi hai pregato!
RispondiElimina